barberatokyo

lunedì 1 marzo 2010

Cauchemar


Ai confini del mondo vive una vecchia con le membra ricurve e la pelle raggrinzita. 
 Grigia - verde ruvido malachite.
I suoi occhi quasi bianchi sono immobili privi di espressione, fermi nella macina del tempo.
La vecchia è senza nome senza memoria, un volgare rottame. 
Quasi non esiste, quasi... un odore sgradevole glielo impedisce. 
Circondata da ripugnante fetore, lei lo sente, lo respira. Lei stessa è parte di quella puzza arcaica, primitiva. Una corrosiva algia olfattiva che con fascino ebbro prevaricatore alterna suggestioni. 
Ciclicamente quell’odore nauseabondo capovolge la clessidra della sua interpretazione e per incanto in un soffio genera bagliori di essenza segreta. 
Impalpabile, fragrante cola  una goccia balsamica.
Il nero alato regredisce e cede al suo contrario bianco la metamorfosi.

... “Così, le sue mani stringono le tenere foglie del capelvenere e i suoi piedi poggiano sui minuscoli nodi del soffice muschio, i fili che avvolge, attorciglia e congiunge sono l’ordito 
di un prezioso e profumato tappeto ".

Eppure quel manufatto non è che il tessuto di fragili illusioni, il sentore falsato di un inganno senza fine.
Lentezza veloce. Ed è, solo un nodo dopo un altro nodo.
Fulmineo, come sempre l’odore ritorna se stesso, amaro, disincantato. 
Rovescia l’orologio ad acqua e sabbia perché la dolorosa esalazione ricominci a fluire, il lezzo a fendere, lacerare, sbranare.
La vecchia conosce quel gioco a memoria solo per dimenticarlo.
Lei come una grossa tuatara se né sta appollaiata sull’orlo del precipizio, oscilla appena. Dondola e mastica parole prive di senso <<J’naiicmoèla et ele, ele... >>.
Dondola e guarda giù verso il basso oltre l’abisso.
Vecchia pazza, continua a credere che nelle profondità della terra e del mare vi siano nascosti tesori.  Forzieri traboccanti di profumi pungenti, delicati, inebrianti.

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